martedì 10 gennaio 2012

Carciofi egiziani nelle nostre tavole

L’invasione dei mercati siciliani da parte di tonnellate di CARCIOFI a metà prezzo, provenienti dall’EGITTO, non è affatto il risultato positivo della libera concorrenza. E’, piuttosto, il risultato negativo della condizione coloniale della Sicilia (peraltro produttrice di ottimi carciofi) ed è anche la conseguenza del tradimento “organizzato”, messo in moto dai politicanti locali, che si sentono CACOCCIOLI, ma che nella realtà rimangono asserviti agli interessi continentali e agli interessi dei NEMICI della SICILIA. Politicanti locali che si prestano alla manovra tendente ad eliminare la Sicilia produttiva, come soggetto attivo del mercato internazionale per la qualità e la tipicità dei propri prodotti. Una manovra che va a discapito della salute, oltre che dell’economia, dei Siciliani.

La coltivazione del carciofo in SICILIA non è storia di questi ultimi anni, si perde semmai nei secoli e nei millenni. Già verso la fine dell’800 il “Violetto di Sicilia” o “Catanese”, coltivato nella fascia sud-orientale era uno dei prodotti più esportati.
La Sicilia è oggi la regione che, più di altre, incide sul primario ruolo che l’Italia detiene a livello mondiale, con una produzione di carciofi stimabile in alcune centinaia di milioni di euro. Il distretto produttivo più ampio è quello tra i comuni di Gela, Niscemi, Butera e Mazzarino, pari a circa la metà dell’intera produzione regionale. Ma un ruolo importante rivestono anche il territorio di Catania, con il distretto di Ramacca e le province di Ragusa, Siracusa e Palermo, con l’attivissima area di Cerda.
Appare superfluo sottolinearne l’enorme importanza per l’ECONOMIA e per l’OCCUPAZIONE. E dovremmo adesso sopportare che ANCHE questo settore produttivo vada in malora?
Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che questa sia la goccia che fa traboccare il vaso… E chiedono che, per i prodotti già importati, le Autorità competenti debbano immediatamente controllare se il carciofo egiziano sia stato o non sottoposto alle misure sanitarie ed ai controlli previsti per la produzione siciliana.
L’FNS chiede, altresì, che sia creata, almeno per il territorio Siciliano, una fascia doganale etico-sociale che tuteli i prodotti tipici e fondamentali (in questo caso) dell’agricoltura Siciliana, per evitare la morte per concorrenza sleale di uno dei settori trainanti della nostra ECONOMIA.
Resta, ovviamente, sempre valido il suggerimento dell’FNS di acquistare ovunque e comunque il MADE in SICILY.
Anche per quest’ultimo aspetto del problema, sarebbe bene che tutte le forze di polizia controllassero la provenienza dei prodotti agricoli, in vendita nei mercati, nei negozi, nei banchi e nei furgoni dei venditori ambulanti, eccetera.
Si salveranno, così, tanti posti di lavoro e tanti settori della Sicilia produttiva. Si eviterebbe un’ennesima pugnalata alle spalle del Popolo Siciliano.

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